• Home
  • Corsia4
  • Shop
    • MEDALdisplay
    • Swimmershop
    • Costumi da gara
    • Occhialini Nuoto
    • Cuffia Nuoto
    • Costumi da Donna
    • Costumi da Uomo
    • Allenamento Nuoto
    • Accessori Nuoto
    • Contavasche
Seguici su
  • Facebook
  • twitter

Fatti di Nuoto

Fatti di Nuoto

Fatti di Nuoto

Fatti di Nuoto

Luca Soligo

Senza categoria

Fattidinuoto Weekly: passato, presente e futuro

Fattidinuoto Weekly: passato, presente e futuro

Buon mercoledì a tutti e bentornati su Fattidinuoto weekly, notizie sparse sulla settimana del nuoto, lette con occhio critico ma anche leggero. Non vi siete ancora iscritti alla comoda e gratuita newsletter? Ma dai!

Negli ultimi sette giorni, tra nuove varianti e notizie allarmanti, abbiamo anche dovuto affrontare il dibattito social sulla sentenza Schwazer. Siete riusciti a destreggiarvi nella lotta all’ultimo sangue tra nazionalisti e giustizialisti?


 – 151 A TOKYO

Al di là di che siate del partito “Once a dope, always a dope” oppure che tifiate per un suo tempestivo e vincente rientro a Tokyo (sembrerebbe intenzionato a provarci, ma non è così automatico), il caso Schwazer ci deve far riflettere.

Non è di certo oggi il giorno in cui scopriamo che le procure, anche quelle antidoping, non sono infallibili, e che scendiamo a compromessi con i tempi biblici della giustizia, anche sportiva. E non è nemmeno oggi il primo giorno in cui assistiamo alla redenzione di una persona alla quale è stata letteralmente rovinata la vita da una sentenza sbagliata.

SIAMO SEMPRE NOI

Ma è in casi come questi che ci riscopriamo gli stessi di ieri, non cambiati e nemmeno migliorati, semplicemente uguali.

Siamo gli stessi che cinque anni fa, in grande maggioranza, chiedevano la radiazione sportiva dello stesso Schwazer, caduto per la seconda volta nelle reti del doping; gli stessi che davano del dopato a Filippo Magnini, gridando allo scandalo senza nemmeno aver letto i capi d’accusa ma soltanto i titoloni dei giornali (nazionali); gli stessi che sono pronti a giurare che Sun Yang faccia la “pipì blu” ma che non hanno il tempo di informarsi su cosa davvero gli sia successo.

Dopotutto, la vicenda Schwazer non è poi così dissimile da quella del nuotatore cinese: il marciatore azzurro è stato scagionato perché le sue analisi del 2016 sono state alterate, che è la stessa paura che avrebbe spinto Sun Yang a distruggere le provette nella fatidica notte del controllo nell’autunno 2018. Solo che Sun Yang è brutto e cattivo, che i cinesi sono tutti dopati, che “eh si sa che lì le cose vanno così”, quando invece non sappiamo NIENTE se non quello che ascoltiamo nei processi, sempre che ci venga la voglia di farlo. Altrimenti, vanno benissimo le fotogallery della Gazzetta, la nostra opinione rimane comunque la più autorevole.

Visto che siamo in Quaresima, potremmo cogliere l’occasione del classico fioretto per non sputare su questo caso la nostra sentenza, non richiesta, ed attenerci a quanto è successo, lasciando a Schwazer la serenità di godersi il risultato raggiunto ed il diritto di scegliere se marciare ancora oppure vivere la sua vita. Non perché è italiano e nemmeno perché ci fa tenerezza, ma perché semplicemente è un essere umano, come noi.

GIOVENTU’

Per superare la morbosa sete di sangue social, l’altro fioretto che potremmo fare è concentrarci sullo sport vero, anche se i Trofei Internazionali stanno iniziando a cadere, in modo preoccupante, uno dopo l’altro sotto i colpi della pandemia. Ultimo, il Trofeo di Milano, che si aggiunge alla lista delle manifestazioni, tra le quali i Criteria, che saltano per il secondo anno consecutivo e vengono rimandate al 2022.

Si sta gareggiando, tuttavia, a livello locale, e quindi cosa c’è di meglio di dare un’occhiata ai tempi dei giovani che nuotano qua e là per l’Italia?

Si tratta di un crono manuali e in vasca corta, ma comunque sono da sottolineare, soprattutto perché i ragazzi in questione continuano a migliorare sensibilmente e costantemente, rimanendo su livelli che, anche a voler restare calmi, mi gasano parecchio. Parlo ad esempio di Lorenzo Galossi (2006), che ha stampato un pazzesco 1’48″4 nei 200 stile, e del coetaneo Filippo Bertoni, che nella stessa gara fa 1’49″5, ma anche del 2007 Daniele Del Signore, che nei 200 dorso si migliora portando il suo PB a 2’00″7 (!), o di Alice Bonini (2008) che nuota i 400 misti in 4’49″09.

A questo proposito, se volete restare sempre aggiornati vi rimando a questa discussione sul Forum di Corsia4, dove trovate bella gente, preparata ed appassionata, che vi spoilererà i nuovi talenti del nuoto italiano con diversi anni di anticipo. Lo so che nel 2021 la parola forum vi fa scattare un “ok boomer” automatico, ma fidatevi.

FUTURO

Dopo quelli di Phelps e di Lochte, la moda dei documentari non si ferma e negli States, dove i nuotatori sono decisamente più popolari che in Italia, ne è stato prodotto uno (SEC Network) su Dara Torres. Nuotatrice dalla incredibile tenacia e longevità, Dara Torres incarna alla perfezione l’ideale di grande campionessa americana, e per chi fa fatica a distinguerla da Dana Vollmer o Jenny Thompson, c’è questo pezzo che vi viene in aiuto.

Magari non abbiamo il pubblico che può avere il nuoto negli USA, ma un ragionamento sul prodotto bisognerebbe farlo: in un periodo nel quale nuotare è complicato, e nel quale i ragazzi sono principalmente a casa, un modo per avvicinare pubblico giovane (e non solo) al nostro mondo potrebbe essere quello di raccontare i campioni e le loro storie.

Basta pensarci, di storie belle da raccontare ce ne sono (e se vi piace leggere, su Fattidinuoto on Facebook ne trovate).

A mercoledì prossimo!

Continua a leggere...
24 febbraio 2021 BY: Luca Soligo
SHARE
Continua a leggere...
Senza categoria

Quanto erano forti? – Michael Phelps

Quanto erano forti? – Michael Phelps

Come tutti gli sport, anche il nuoto ha le sue regole non scritte. Eccone una: puoi vincere i 100 rana o i 100 stile, ma non li puoi vincere tutti e due.

Nelle competizioni mondiali, non c’è nessuno che sia stato abbastanza forte da avvicinarsi a vincere entrambe le gare, e per buone ragioni. Dei quattro stili, la rana è sicuramente il figliastro, il meno lineare, quello in cui la coordinazione tra gambe e braccia è particolare, complicata, diversa. Se un delfinista può essere anche un ottimo stileliberista, il ranista è una specie a parte, spesso incapace di interpretare gli altri stili con risultati altrettanto soddisfacenti. E ne va fiero.

Nel gennaio del 2008, Michael Phelps si trova al Belmont Plaza di Long Beach, California, per una tappa del Toyota Southern California Grand Prix. La vasca, una corta da 25 yards, è tutt’altro che la piscina olimpica di Pechino, ma i pensieri di Phelps sono rivolti esclusivamente al Water Cube, che sarà il teatro della sua rincorsa agli 8 ori olimpici.

La scena è di quelle già viste: Phelps si toglie il cappuccio del parka, sposta le cuffie dalle quali escono le note di un pezzo hip-hop e sistema gli occhialini neri sul suo volto. La sua corsia è quella centrale, destinata a chi ha il miglior tempo, e anche questo è un fatto usuale. Ciò che non è consuetudine, invece, è la gara che si sta per svolgere: i 100 rana. Di tutti gli stili, la rana è il tallone d’Achille di Phelps: se a stile e farfalla eccelle, e a dorso è capace di tempi vicini ai migliori al mondo, nella rana non ha mai gareggiato ad alti livelli. In più, accanto a lui, c’è Mark Gangloff, uno specialista già olimpionico ad Atene 2004 e argento mondiale nei 50 rana a Montreal 2005.

Un po’ di stretching, tre giri di braccia intorno al corpo e la gara può partire. La vasca da 25 yards è talmente corta che, dopo il tuffo, gli atleti sembrano già essere arrivati dall’altra parte. Gangloff vince in 53”09, Phelps gli arriva in scia, 53”41.

Dall’altra parte della piscina, c’è un uomo con le braccia conserte che indossa una polo e degli occhiali da vista con il laccio intorno al collo. Il suo viso è inespressivo, ma osserva con talmente tanta concentrazione che i suoi pensieri fanno rumore. È Bob Bowman, l’allenatore di Michael Phelps.

Non appena Phelps si butta nella vasca di scioglimento, un sorriso sornione compare sul volto di Bowman. Ok, il suo atleta ha perso una gara, e la cosa non fa mai piacere, ma tutto è relativo. Stasera, nell’aver quasi battuto uno dei migliori ranisti del mondo, Phelps ha dimostrato che, a differenza di ogni altro atleta, non ha più uno stile debole.

Bowman si gira verso il suo assistente e guarda il cronometro: “Questa è una delle cose più impressionanti che gli abbia mai visto fare.”

Continua a leggere...
22 febbraio 2021 BY: Luca Soligo
SHARE
Continua a leggere...
Senza categoria

Fattidinuoto Weekly: porte chiuse

Fattidinuoto Weekly: porte chiuse

Bentornati su Fattidinuoto Weekly, pensieri sparsi sulla settimana del nuoto, ogni mercoledì nella vostra mail con una semplice iscrizione gratuita QUI. Questa settimana, le notizie non sono delle migliori. Tralasciando la situazione politica (meglio parlarne quando sarà chiara la rotta che prenderà il governo entrante in materia sportiva), i numeri sui contagi tornano ad essere preoccupanti in tutta Italia e non solo.

Alla luce di ciò, quanto senso ha sperare ancora nella fattibilità delle Olimpiadi? Se si opterà per la soluzione a porte chiuse, avranno lo stesso valore sportivo o saranno da considerare Giochi monchi?


– 158 GIORNI A TOKYO

In un articolo uscito sul New York Times, Matthew Futterman cerca di descrivere l’enorme differenza che c’è tra lo sport con e senza pubblico.

Futterman si trova a Melbourne per gli Australian Open di tennis, dove l’amministrazione statale ha deciso di imporre un lockdown di cinque giorni a causa dell’incremento di casi di COVID-19. Inizialmente, gli stadi erano stati aperti al 50% della loro capacità, un primo esperimento di ritorno al passato dopo 11 mesi di sport completamente a porte chiuse, ma i numeri in crescita dei contagi hanno preoccupato lo stato del Victoria a tal punto da optare per la chiusura totale. Da sabato, gli spalti dell’Australian Open sono completamente vuoti.

Nel pezzo si racconta in particolare il match tra Kyrgios e Humbert, avvenuto mercoledì scorso – dove il tennista australiano è stato trascinato dai tifosi di casa ad un’incredibile vittoria in rimonta al quinto set – sostenendo che, in uno sport come il tennis, il pubblico può diventare un vero fattore. Come sarebbe andata la partita se si fosse giocata a porte chiuse? Kyrgios avrebbe trovato la forza di credere nella vittoria dopo essere stato sotto nel punteggio? Humbert avrebbe sbagliato due match point al servizio se non avesse avuto la pressione del pubblico a sfavore? Lo sport con o senza pubblico è talmente diverso che, secondo Futterman, nel secondo caso non si può parlare di sport.

Intervistati sulla questione, molti sportivi hanno dichiarato di essere talmente immersi nella trance agonistica da non sentire niente di ciò che avviene intorno a loro. Per quanto vera sia questa sensazione, non si può negare che fattori come l’effetto “casalingo” negli sport di squadra siano determinanti in alcuni momenti delle partite. Ma se il ragionamento può essere veritiero per sport dalle grandi affluenze di tifosi come il tennis – o il calcio, il basket, il football -, lo stesso vale anche per il nuoto?

TESTA SOTT’ACQUA

Chiunque abbia frequentato una gara di nuoto sa quanto chiassosa possa essere una piscina. Per poter parlare di fattore tifo, bisogna probabilmente prendere gli estremi dello spettro di gare di nuoto: lo Stadio del Nuoto di Roma durante le finali dei Mondiali 2009 e la piscina stracolma di genitori per la gara di provincia (caso che vale anche per tutti gli altri sport). Limitandoci ad esaminare le manifestazioni internazionali, cosa sappiamo dell’effetto pubblico in una gara di nuoto?

Federica Pellegrini ha spesso dichiarato di essersi sentita trascinata dal tifo nelle sue vittorie mondiali a Roma 2009; Ian Thorpe ha detto che, prima della finale dei 400 stile di Sydney 2000, sentiva la terra tremare sotto ai piedi per il rumore proveniente dalle tribune stracolme; a Rio 2016, i 15mila dello stadio del nuoto hanno spinto Bruno Fratus dalle batterie al sesto posto nella finale dei 50 stile. Gli esempi di atleti capaci di esaltarsi nel grande evento grazie anche alla presenza del pubblico sono numerosissimi, così come anche i nuotatori che, magari a causa dell’inesperienza, hanno subìto la pressione delle tribune piene.

Tuttavia, questa influenza si conclude nel momento esatto in cui si tocca l’acqua: quanti di voi possono affermare di aver distintamente sentito qualcosa durante una gara? Forse soltanto a rana, ed unicamente se il coach è bravo a sincronizzare il fischio con il momento in cui le nostre orecchie sono libere. O forse nelle distanze lunghe, quando c’è il tempo di buttare un occhio a bordovasca per capire se le cose stanno andando come previsto e, soprattutto, quante vasche mancano. In ogni caso, il tifo del pubblico durante una gara di nuoto, è praticamente ininfluente.

OLIMPIADI A PORTE CHIUSE?

L’effetto di un’Olimpiade disputata in uno stadio immenso ma vuoto stonerebbe con l’immaginario che abbiamo creato in un secolo di gare, di spalti gremiti e di bandiere sventolanti. Non ci sarebbero nemmeno le grafiche psichedeliche della ISL a cercare di tamponare la situazione, visto il tradizionalismo con il quale vengono (giustamente) organizzati gli eventi a cinque cerchi.

Qualcuno in realtà sta provando: gli effetti visivo-sonori che sta usando l’NBA, i fans collegati da casa che riempiono in parte gli spalti ed i boati registrati ad ogni azione tentano di dare una parvenza di pathos e tamponare l’effetto cattedrale delle arene vuote. Ma sappiamo tutti, atleti compresi, che non è per niente la stessa cosa.

In definitiva, per ciò che sappiamo ora, se si svolgerà sarà un’Olimpiade a porte chiuse. Nel nuoto, vincerebbe comunque il più forte – o il più in forma in quel momento – ma ne risentirebbe lo spettacolo, il contorno della gara, la cornice. E non è forse questo che rende così affascinanti le Olimpiadi ai nostri occhi?

A mercoledì prossimo!

Continua a leggere...
17 febbraio 2021 BY: Luca Soligo
SHARE
Continua a leggere...
Senza categoria

Fattidinuoto Weekly: Sfighe

Fattidinuoto Weekly: Sfighe

Avete visto il SuperBowl? Io sì, che atleta Tom Brady; ma siccome vedo nuoto dappertutto, mi è rimasto impresso un gesto incredibile di Patrick Mahomes che, braccato dai difensori avversari, si è esibito in in un tuffo talmente spettacolare che neanche Caeleb Dressel nei 50 stile. Per pura sfiga è finito incompleto.

Ah, è esattamente un anno che non nuoto. 


-165 A TOKYO

E’ esattamente un anno che non nuoto. Me ne sono accorto improvvisamente, all’ennesimo microtrauma regalato dalla mezzora di corsa che mi costringo a fare per tenermi attivo. Quando ho sentito il dolore al polpaccio, subito dopo la classica parolaccia, ho realizzato che proprio un anno fa mi godevo l’ultima nuotatina, ignorando che per 12 mesi avrei al massimo fatto il bagno nella vasca con i miei figli (che comunque è una cosa).

Zoppicando mestamente verso casa, ho pensato che di nuotatine, almeno per un altro po’ di tempo, non ne farò: proprio in questi giorni si inizia a parlare di riaperture, ma le limitazioni (5 per corsia? forse 7?) che verranno attuate saranno l’ennesimo ostacolo che i gestori dovranno affrontare, insieme alle ovvie richieste di recupero degli abbonamenti ed alla generale perplessità sulla frequentazione in sicurezza delle strutture sportive. Un quadro generale preoccupante, che si aggiunge alla stima sulla riduzione del fatturato nel 2020  di tutto il settore sportivo, -70%. Lo sport è in ginocchio, ma siccome per chi ci lavora e ci vive mollare non è un’opzione, dal prossimo esecutivo servirà qualcosa di più che un ministro di buona volontà, con tutto il rispetto.

NEVER GIVE UP, SARAH

Ce l’abbiamo un po’ tutti a cuore, Sarah Sjöström (foto di copertina by Fabio Cetti), perché nella sua carriera non ha solo ottenuto risultati incredibili spesso facendo sembrare tutto estremamente facile, ma è anche riuscita a rendere umana la sua figura di campionessa imbattibile che, ad un primo impatto, poteva risultare un po’ glaciale. Prendete ad esempio la ISL: fare gare a nastro come ha fatto lei non è affatto semplice, ma affrontare l’ennesima ripetizione della skins race con sorriso ed autoironia è un valore aggiunto che in tanti altri non hanno.

Con questo modo di fare e con un atteggiamento semplice e cordiale, Sarah si è guadagnata l’affetto di tutto il bordo vasca. Credo che nemmeno la più egoista delle sue rivali abbia esultato alla notizia dell’infortunio – e conseguente operazione – al braccio che rischia di eliminarla prematuramente dai Giochi. Ci ha pensato Rikako Ikee, una che di combattere le sfighe se ne intende, a farle sentire la vicinanza mandandole, via social, una foto che riprende proprio un bel gesto di Sarah ai mondiali di Gwangju 2019.

THE JAPANESE JOB

Nel frattempo in Giappone si gareggia e si fanno tempi interessanti, talmente interessanti che ci fanno sorgere una domanda, anzi due: non sarà troppo presto per essere in forma? Ma soprattutto, perché gli atleti nipponici sono così ossessionati dai 200 rana? Come, e forse anche di più, di tutti i 200, sono faticosissimi, bisogna fare (in vasca lunga) tre virate con tutta la subacquea compresa ed i crampi sono all’ordine del giorno. Gira voce che non piacciano nemmeno a chi li fa, anche se difficilmente troverete qualcuno che lo conferma (di sicuro non Marco Koch). Ma in Giappone i 200 rana sono una specie di religione.

Questo weekend, si è rinnovata la sfida tra Shoma Sato ed Ippei Watanabe, con il più giovane che ha stampato un incredibile 2’06″74 battendo l’ex recordman del mondo (2’07″54). Shoma, Ippei, mi raccomando: va bene tutto, vanno bene i temponi a febbraio e anche i record del mondo, se proprio ci tenete, ma non facciamo che poi all’Olimpiade vi fate battere da un Balandin qualsiasi che nuota alla 8 eh. Let’s bring 200 brest home!

IL MONDO IN CUI VIVIAMO

Si tratta ancora di un mondo in cui, i Giappone, il presidente organizzatore di Tokyo 2020 può permettersi di fare affermazioni incredibilmente sessiste, ed è lo stesso mondo in cui c’è chi tende ad ignorarne la gravità parlando di “semplice battuta”. Se da un lato è confortante il fatto che, almeno, ci si accorga di quanto sia grave questo atteggiamento, dall’altro penso che si stia facendo ancora troppo poco. Mi consolo pensando che, tra molti sport, il nuoto è forse uno dei meno sessisti, ma la strada verso le pari opportunità è ancora lunga. E passa da tutti noi.

Sicuramente sarà un mondo più povero, quello senza Giovambattista Crisci, anima e cuore del Mussi-Lombardi-Femiano, che non è solo il nome di uno dei più bei meeting italiani, ma soprattutto il ricordo di tre poliziotti scomparsi per mano dei terroristi, tre amici che Crisci ha sempre ricordato ed onorato con affetto, e con i quali ora potrà riposare in pace. Federica Pellegrini ci ha fatto il primo record italiano della sua carriera, tutti i grandi del nostro nuoto ci sono passati e lo spettacolo è sempre stato di alto livello. Speriamo di tornarci il più presto possibile.

Prima di lasciarci una cosina: sto pubblicando le Top50 alltime italiane su Instagram, magari ci siete anche voi!

Ci si legge tra 7 giorni!

 

 

Continua a leggere...
10 febbraio 2021 BY: Luca Soligo
SHARE
Continua a leggere...
Senza categoria

Fattidinuoto Weekly: Passi

Fattidinuoto Weekly: Passi

Sono già passati 7 giorni? Non vi siete ancora iscritti alla newsletter? Allora fatelo, la statistica di questa settimana, in esclusiva per gli iscritti, riguarda… i COSTUMONI!


-172 GIORNI A TOKYO

In una settimana può succedere di tutto ma anche non succedere niente, ed in questi ultimi sette giorni la vasca non ci ha fornito risultati eclatanti. Sarà che in America aspettano tutti il Super Bowl, sarà che in Italia si va in collegiale, sarà che in generale c’è poca certezza su dove e come si svolgeranno le Olimpiadi, ma dobbiamo accontentarci dei video degli allenamenti dei nuotatori, che ci ricordano tristemente i tempi del primo lockdown.

FLORIDA CAPUT MUNDI

Proprio mentre sembrava che dal CIO arrivassero le prime piccole conferme, salta fuori che il capo finanziario della Florida ha scritto una lettera al comitato olimpico nella quale propone lo Stato che rappresenta come alternativa per l’organizzazione dei Giochi. “So che le Olimpiadi vogliono Tokyo, ma ho paura che Tokyo non voglia le Olimpiadi”, avrebbe scritto, gettando ancora più ombre su una vicenda che è ben lontana dalla conclusione. Nel caso impensabile che la sua proposta venga accettata, in Florida verrebbero organizzati, nell’arco di pochi mesi, SuperBowl, Wrestlemania e Olimpiadi. Eccezionale.

QUALCOSA SI MUOVE

Intanto si prova, timidamente, a ritornare verso la normalità: la tappa di marzo delle TYR Pro Swim Series si svolgerà in un’unica sede, a San Antonio, con 300 atleti partecipanti. Viene superata quindi la divisione effettuata a gennaio (due concentramenti separati da 200 nuotatori ciascuno), ma con un numero totale minore di atleti. Nonostante la base di partecipazione sarà meno ampia, dovremmo vedere più agonismo e quindi più sfide al vertice.

Sempre negli USA, il Nebraska è tronato ad essere zona verde, che significa la possibilità di organizzare eventi indoor con il 100% della capacità. Potrebbe essere una buona notizia: il palazzetto di Omaha, sede dei trials di nuoto, ha una capienza di 18mila posti e, nella settimana delle selezioni olimpiche, fa solitamente registrare il tutto esaurito, rendendo i trials US uno spettacolo simile (se non a volte anche più coinvolgente) delle Olimpiadi stesse. Da qui a sperare negli spalti gremiti ci vuole tempo e pazienza, ma è un primo passo.

PASSI

Di passi ne fa pochi, invece, la situazione delle nostre piscine, ancora ufficialmente chiuse ai non agonisti fino a data da destinarsi. Il rischio inizia a diventare serio: c’è chi non aprirà più, ci sono migliaia di bambini che non impareranno a nuotare, altrettanti mancati agonisti e chissà quanti che nemmeno si avvicineranno al mondo del nuoto. Bisogna sperare in un’Olimpiade da rilancio, come fu Sydney 2000, e in una situazione sanitaria finalmente sotto controllo per pensare ad un settembre più roseo. Altrimenti, ci troveremo tutti a nuotare nel naviglio e vedere i nuotatori solo nelle interviste del nostro amico Brett Hawke.

La statistica della settimana è solo per gli iscritti alla newsletter. Dai, è gratuita e arriva direttamente nella mail.

Foto copertina by Fabio Cetti

Continua a leggere...
3 febbraio 2021 BY: Luca Soligo
SHARE
Continua a leggere...
Senza categoria

OFF TOPIC: perché seguite il calcio?

OFF TOPIC: perché seguite il calcio?

In Off Topic parlo di sport, quando capita.

Fatemi capire una cosa: ma perché seguite il calcio?

È una settimana che i giornali sono impestati da ‘sta storia di Ibrahimovic e Lukaku. Le mie ipotesi sul perché interessa così tanto, a quanto pare più di molto altro.

Scenario 1: in Italia siamo realmente interessati a combattere il razzismo. Se è così bene, ma lo stiamo facendo nel modo sbagliato, perché raramente mi è sembrato di leggere qualcuno condannare il GESTO di Ibrahimovic per quello che è, un gesto con base profondamente razzista. Al contrario, ho visto una serie di attenuanti e scusanti di vario livello (come se dovessimo difendere un calciatore per non accusare anche noi stessi), ed ho anche intravisto una stupenda vignetta di un sito importante che ritrae i due come uno zingaro ed uno scimpanzé in procinto di scontrarsi su un ring. Ottimo.

Scenario 2: siamo interessati al miglioramento culturale della società che, attraverso l’impostazione di un discorso serio su tematiche come sessismo e bullismo, può finalmente evolversi. Benissimo, sono con voi, ma allora evitiamo di dire “in campo vale tutto” perché il campo non fa parte di una dimensione parallela. Proviamo almeno a condannare la vastità di insulti che si sentono, da f.d.p. in su, ed evitare che venga sorvolato tutto perché “il calcio è così”: sarebbe un discreto punto di partenza. Ok l’agonismo, ok l’adrenalina, ma da qualche parte dovremo iniziare, no?

Scenario 3: siete Milan vs Inter e quindi dovete odiarvi a prescindere e qualsiasi cosa succeda va bene per l’insulto alla parte opposta. Oppure siete talmente in astinenza da bar per via del lockdown che vi gasate con la prima rissa che vedete è vi sfogate sui social dove, tra l’altro, evitate furbescamente sia i calci di Ibrahimovic che gli sberloni di Lukaku. Se è così, vi dico: gli anni ‘80 son passati da un pezzo e su Netflix, a livello di risse, c’è di molto meglio. Avete provato con Kobra Kai?  Seguitemi per altri consigli.

In definitiva, che sia 1, 2 o 3 o tutti e tre, mi sembra che il calcio, inteso come lo sport del calcio, interessi pochino al grande pubblico, e che sia solo il pretesto per sfogare qualche altra piccola perversione che in molti hanno senza nemmeno saperlo. Sicuramente senza volerlo ammettere.

In tutto ciò è immensa la colpa dei media, sportivi e non, che stanno facendo dei danni culturali e generazionali giganteschi. Di seguito una serie di cose sportive che sono successe mentre l’Italia tutta discuteva di questa roba qua:

  • Minimo due o tre partite al giorno di CALCIO dei più grandi campionati o coppe del mondo (scusatemi se non sono preciso eh)
  • Partire di NBA, Eurolega e BASKET ogni giorno
  • SPORT INVERNALI a iosa, tra cui anche discreti risultati degli italiani
  • LUNA ROSSA durante la notte (oh questa è da machi)
  • NFL, fase cruciale dei playoff, Super Bowl tra poco
  • UFC McGregor vs Poirer (mica vi piacciono i combattimenti?)
  • TENNIS, tra poco ci sono gli Australian Open
  • Mondiali di PALLAMANO.
  • TONY HAWK ha chiuso un 720 all’età di 52 anni

Forse potrei continuare, ma preferisco prepararmi per guardare la ROYAL RUMBLE, la mitica rissa reale, uno degli eventi più belli di wrestling WWE dell’anno. Come dite, il wrestling è una pagliacciata? Se siete arrivati fin qui, avete già capito come la penso.

Continua a leggere...
30 gennaio 2021 BY: Luca Soligo
SHARE
Continua a leggere...
Senza categoria

Fattidinuoto Weekly: Piani B

Fattidinuoto Weekly: Piani B

Se leggi Fattidinuoto Weekly, pensieri sparsi sulla settimana di nuoto, non rischi di rimanere indietro come se stessi facendo un 50 stile contro Dressel.
E in più, solo per gli iscritti, una piccola statistica esclusiva.


-179 GIORNI A TOKYO

Le Olimpiadi sono ancora in bilico e, alla data attuale, la certezza assoluta che si svolgano non c’è; ma in caso positivo l’Italia potrà portare, oltre che i propri atleti, anche le bandiere tricolori e l’inno nazionale. Con una manciata di firme apposte in extremis, il dimissionario governo Conte ha ridato al CONI l’autonomia richiesta dalla Carta Olimpica, evitando alla spedizione che andrà in Giappone (ed all’Italia tutta) una figuraccia che ci avrebbe paragonato, per tipologia di punizione, all’Ucraina di Lukashenko o alla Russia del doping di Stato.

Vado controcorrente: non sono così sicuro che la figuraccia sia stata evitata (abbiamo pur sempre messo una pezza nell’ultimo giorno disponibile ad una situazione che stallava da due anni), come non sono così sicuro che la punizione fosse poco meritata. Di certo non se la sarebbero meritata gli atleti , che avrebbero visto ridimensionare il sogno olimpico per come lo avevano immaginato, e nemmeno gli italiani appassionati di sport, perché vedere un nostro atleta senza i colori nazionali sarebbe stato, perlomeno, strano.

Ma qualcuno avrebbe meritato di venire ricordato come il responsabile della peggior figuraccia della storia del nostro sport. I rappresentanti di una politica che troppo spesso fa le cose per poi disfarle, che imposta ma non porta mai a termine, che ha come obiettivo principale la distruzione di ciò che ha fatto chi c’era prima, giusto per ingrassare il proprio consenso e tirare avanti. Senza programmazione, senza idee. Senza piani per il futuro.

PIANI B

Nel mondo dello sport, non manca chi invece cerca di programmare. Kieren Perkins, presidente di Swimming Australia, sta già pensando ad un piano B, per far nuotare i suoi in caso Tokyo venisse annullata, mentre James Gibson, head coach di Energy Standard, non riunirà la squadra in Turchia, ma seguirà i nuotatori con dei più sostenibili e sicuri programmi a distanza. Da Swimming USA arriva la notizia dello spezzamento in due dei trials di Omaha: invece che fare tutto in un’unica settimana, gli atleti verranno divisi in due concentramenti, con i meno forti che dovranno accontentarsi di gareggiare lontano dai probabili olimpici.

Anche il Canada prende una decisione a suo modo, storica, qualificando d’ufficio ben sei atleti senza farli necessariamente passare dai trials: Kylie Masse (100-200 dorso), Maggie MacNeil (100 farfalla), Sydney Pickrem (200 rana, 200-400 misti), Penny Oleksiak (200 stile), Taylor Ruck (100 stile) e Markus Thormeyer (200 dorso), ovvero l’ossatura della nazionale nordamericana. “Useranno le manifestazioni che riusciremo ad organizzare per prepararsi ai Giochi” ha detto John Atkinson, direttore della nazionale canadese, “si tratta di atleti che hanno ampiamente dimostrato il loro livello internazionale e dei quali non possiamo fare a meno.” Ci ricorda qualcosa?

TEMPI DURI

C’è chi ne ha vissuti, come Kyle Chalmers che è tornato in acqua dopo l’operazione al cuore e ha nuotato 48”55, lanciato, nei 100 stile, la gara in cui è campione olimpico in carica e nella quale lo attendiamo a fare sportellate con Caeleb Dressel, e come Rikako Ikee, che ha combattuto la leucemia ed ora nuota 55”35 nei 100 stile: impossibile non tifare per lei.

C’è chi di tempi duri ne dovrà presumibilmente vivere, come il neo-Presidente degli stati uniti Joe Biden, che ha incluso nel suo staff una ex nuotatrice, Jen Psaki, ex atleta del College William & Mary ed ora Segretario Stampa della Casa Bianca. A proposito di White House ed insediamento, non credo che questa settimana abbiate visto qualcosa di più bello di questo (forse sì, questo).

GIOVANI 

Mentre Ilya Shymanovich dice che la sua rana “non infrange nessuna regola della FINA” ed è anzi “assolutamente favorevole all’uso delle prove televisive nelle competizioni”, il 19enne giapponese Shoma Sato si piazza al quarto posto di sempre nei 200 rana con il crono (pazzesco) di 2’06”78, nuotato presumibilmente con una gambata molto più “larga” rispetto a quella del bielorusso. Un’altra diciannovenne, Kaylee McKeown, ci ha tenuto a ribadire il suo valore stampando due crono di tutto rispetto – 58”69 100 e 2’05”51 nei 200 dorso – e mettendo una certa urgenza a tutte le dorsiste del mondo che sognano un podio olimpico (Margherita Panziera compresa).

Parlando di nati nel 2001, anche in Italia ne abbiamo uno che fa parlare di sé, ed è Thomas Ceccon (foto di copertina by Fabio Cetti), autore del record italiano sui 50 farfalla  in vasca corta e protagonista della statistica della settimana.

(Per vederla, iscriviti alla newsletter, è gratis e divertente)

Continua a leggere...
27 gennaio 2021 BY: Luca Soligo
SHARE
Continua a leggere...
Senza categoria

Fattidinuoto Weekly nr.2: Not Too Bad

Fattidinuoto Weekly nr.2: Not Too Bad

Fattidinuoto Weekly, i pensieri sparsi sulla settimana di nuoto, è anche una newsletter, ogni mercoledì mattina nella tua mail. Iscriviti, ed il mio affetto per te salirà veloce come Adam Peaty nella seconda vasca dei 100 rana. 


-186 GIORNI A TOKYO

Che poi si fa in fretta a dire Tokyo: le notizie dal Giappone non sono delle più confortanti, ma non mancano nemmeno i messaggi di rassicurazione, che ci portano a sperare che per i Giochi sia l’anno buono. Un nuovo rinvio sarebbe disastroso e anche poco sensato, Parigi sarebbe troppo vicino, per non parlare di tutti gli atleti che già hanno visto sfumare la possibilità della vita l’anno scorso. Chi glielo dice, ad esempio, a Ryan Lochte che si deve allenare un altro anno per inseguire la qualificazione alla sua quinta 4×200 consecutiva? Già non ha voglia di gareggiare adesso… (scherzo Ryan, ti si vuol bene)

IN ITALIA?

In Italia, ci si allena sì e no, e quello degli atleti d’élite rischia di essere l’ultimo dei problemi se gli impianti non vengono rimessi nelle condizioni di lavorare a regime il prima possibile. Nel frattempo, Meeting e Trofei continuano a venire rinviati o, peggio ancora, cancellati e fare previsioni è praticamente impossibile: solo il tempo ci darà le risposte che cerchiamo, magari non quelle che speriamo. Insomma, i danni del Covid potrebbero non limitarsi all’attualità, ma avere strascichi anche nel futuro, sportivo e non solo.

Quante aspiranti Benedetta Pilato, per esempio, ci sono in giro per l’Italia che non possono allenarsi? E quante non stanno nemmeno imparando a nuotare? Tutto ciò è molto triste.

Contrario di triste è invece Benny, l’originale, che ha appena compiuto 16 anni. No, non è un refuso: prima di compiere SEDICI ANNI è stata vicecampionessa del mondo, primatista e campionessa europea, qualificata alle Olimpiadi e colonna portante del Team Energy Standard alla ISL. Il tutto con la leggerezza della sua età ma con la consapevolezza di chi ne ha il doppio, di anni. Come direbbe Djokovic, “not too bad“.

TOO BAD

Male invece, Klete Keller, che si dichiara colpevole per le azioni di Capitol Hill e si scusa con il suo coach, John Urbanchek, il quale cerca di difenderlo: “Era nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Ora l’ex olimpionico rischia fino a cinque anni di carcere ed una multa di 250.000 $. Almeno non è accusato di aver usato il bear spray  (una versione più potente dello spray al peperoncino) come il chitarrista del gruppo metal Iced Earth, Jon Schaffer, che era presente alla rivolta e si è consegnato alle autorità. Personaggi minori che fanno da contorno ad una vicenda tutta da capire.

Si è capito invece come sia stato possibile l’annullamento della squalifica di Sun Yang, che un anno fa si era visto interrompere la carriera per le conseguenze della famosa vicenda delle provette distrutte, ed ora spera di potersi qualificare per Tokyo: l’incredibile potrebbe avverarsi grazie a Franco Frattini ed alla sua “passionale” difesa dei diritti degli animali. Il nuovo processo è atteso a breve ed è verosimile – a meno di colpi di scena ulteriori – che il CAS confermi la sentenza. Ma l’idea di vedere Gabriele Detti che batte Sun Yang nei 400 stile in vasca a Tokyo mi fa quasi tifare per il contrario.

A PROPOSITO DI VASCA… 

Si gareggia, ed era anche ora. A causa della pochezza di nuoto nuotato che abbiamo visto negli ultimi periodi, la diretta streaming del Meeting di Ginevra mi ha gasato quasi quanto una giornata di Campionati Europei. Certo, la piscina vuota non aiuta allo spettacolo, ma comunque si è visto del bel nuoto. Su tutti, Nicolò Martinenghi, nuova società (CC Aniene) e vecchia, ma buona, abitudine a tirare come un matto tutte le gare. Impressionanti il 50 ed il 100, battuto Arno Kamminga (sì, quello con il papà che esulta con la t-shirt più bella della storia) e confermata la caratura da ranista top mondiale. C’era anche Federica Pellegrini, e vedere un suo 200 stile è sempre un piacere, anche quando fa 1’59” (che ci sta tutto, visto il periodo della stagione).

Alle Tyr Pro Series hanno nuotato in tanti, da Emily Escobedo a Lily King, da Kathleen Baker a Regan Smith, senza che ci sia poi così tanto da dire. Forse la formula a concentramenti, e la conseguente distanza tra atleti che non hanno potuto sfidarsi direttamente, ha penalizzato le prestazioni. Pensa se dovessero riproporre una cosa simile per le Olimpiadi, con gare ognuno nella bolla della propria nazionale, finali in contemporanea e premiazioni in diretta su Zoom… Futuro distopico.

Mi sembra già abbastanza distopico il mondo reale, nel quale succedono cose che non vorremmo mai sentire. Cose che fanno nascere iniziative come quella della SS LAZIO, che merita di essere letta ed apprezzata, e delle quali purtroppo c’è sempre più bisogno.


A prescindere dal colore della tua zona, Fattidinuoto Weekly torna (anche nella tua mail) mercoledì prossimo!

 

 

Continua a leggere...
20 gennaio 2021 BY: Luca Soligo
SHARE
Continua a leggere...
Senza categoria

Caso WADA – Sun Yang: il Tribunale Federale Svizzero conferma l’annullamento della sentenza a causa dei tweet di Franco Frattini

Caso WADA – Sun Yang: il Tribunale Federale Svizzero conferma l’annullamento della sentenza a causa dei tweet di Franco Frattini

Il Tribunale Federale Svizzero (TFS) ha reso pubbliche le motivazioni per le quali ha accolto il ricorso dei legali di Sun Yang, revocando la squalifica di otto anni che era stata inflitta al nuotatore dal CAS un anno fa.

Questo l’estratto dalle motivazioni ufficiali, fonte StateofSwimming:

“Nel caso in esame, l’arbitro aveva affrontato la causa della protezione degli animali nei tweet contestati. In linea di principio, un arbitro può difendere le sue condanne anche sui social network, ma con la moderazione richiesta ai giudici. La scelta delle parole e l’uso ripetuto di espressioni violente è problematica nel caso specifico. Nei suoi tweet, l’arbitro denuncia una pratica cinese di macellazione di cani e denuncia il consumo di questa carne in una festa locale in Cina. Alcune espressioni si riferiscono al colore della pelle di alcuni cinesi a cui si rivolge. Inoltre, l’arbitro ha anche espresso le suddette osservazioni in tweet dopo la sua nomina a presidente del collegio arbitrale che decide nel caso Sun Yang. Alla luce di tutte le circostanze rilevanti, il Tribunale Federale ha pertanto ritenuto che i dubbi sull’imparzialità dell’arbitro fossero oggettivamente giustificati.”

L’arbitro in questione è Franco Frattini, magistrato, politico ed ex ministro degli esteri italiano, presidente del panel del CAS per il caso Sun Yang. In particolare, vengono presi in esame alcuni tweet nei quali l’ex ministro commenta le pratiche di macellazione dei cani in Cina con alcune espressioni apertamente razziste, in particolar modo offensive sul colore della pelle. Il TFS sottolinea che un arbitro può “difendere le sue cause sui social con la moderazione richiesta ad un giudice, ma la scelta delle parole e l’uso ripetuto di espressioni violente è problematico in questo specifico caso.”

I tweet sarebbero quindi dimostrazione della non imparzialità di Frattini ed hanno così invalidato la sentenza, nonostante le motivazioni dell’accusa avessero convinto non uno ma tre giudici della colpevolezza di Sun Yang. La WADA presenterà di nuovo il caso al CAS, e non ci sono dubbi sul fatto che lo farà in tempo breve, visto che le prove e l’impostazione stessa del processo sono già pronti (basta solamente cambiare i giudici).

Nel frattempo, tuttavia, Sun Yang è libero di allenarsi, competere ed, eventualmente, qualificarsi per Tokyo2020, e non c’è dubbio che ci proverà, anche se da febbraio a dicembre 2020 avrebbe dovuto (come da squalifica) rimanere lontano dall’attività sportiva.

 

Continua a leggere...
15 gennaio 2021 BY: Luca Soligo
SHARE
Continua a leggere...
Senza categoria

Fattidinuoto weekly nr.1: Buoni Propositi

Fattidinuoto weekly nr.1: Buoni Propositi

Ciao e benvenuti a Fattidinuoto weekly, pensieri sparsi sulla settimana del nuoto.
Ci sentiamo il mercoledì e parliamo con calma di quello che è successo negli ultimi 7 giorni, gare ma non solo.
Direttamente nella tua mail (gratis) se ti iscrivi qui.
Siamo anche su Facebook e Instagram, con tante altre cosine belle.

-193 GIORNI A TOKYO

Se sei tra quelli che pensano che il 2020 sia stato l’anno più brutto dal secondo dopoguerra in poi, hai probabilmente le tue buone ragioni. Per parlare solo di nuoto, la pandemia ha portato in dote la chiusura di palestre e piscine per buona parte dell’anno, con la conseguente e crescente difficoltà economica e sociale e l’incertezza sul futuro di tante realtà, che alla data attuale non sanno ancora quando e se potranno riaprire.

Poi l’impossibilità di allenarsi, la cancellazione della grande maggioranza delle gare nazionali ed internazionali, il rinvio delle Olimpiadi: c’è abbastanza materiale per dare al 2020 una corona con inciso “annus horribilis“.

Non vorrei sembrare pessimista o addirittura catastrofista, ma chi ci dice che il 2021 sarà migliore? Tra i buoni propositi che ogni anno ci ripetiamo come un mantra, c’è anche quello di rimanere positivi, per affrontare il futuro con uno spirito leggero, e io ci voglio provare.

MA POI

Ma poi, un tranquillo martedì di gennaio, apro le news e vedo che Klete Keller era tra i manifestanti di Capitol Hill, e allora capisco che no, non si può stare tranquilli perché sembra non esserci limite al peggio. Per chi è troppo giovane per ricordare, Keller è stato uno stileliberista americano, colonna portante delle staffette anni 2000, oro olimpico sia ad Atene che a Pechino nella 4×200. Se ancora non vi viene in mente, pensate a Emiliano Brembilla, che nel 2000 è arrivato quarto nei 400 stile: a precederlo era proprio Keller, per un solo – fottutissimo – centesimo. A prescindere dalle idee politiche, ci può essere qualcosa di meno benaugurante di un campione olimpico che partecipa ad una rivolta capitanata da un tizio vestito da Jamiroquai vichingo?

Forse è meglio pensare ad altro, magari al fatto che forse si ricomincia con le gare, nel weekend con Ginevra e poi, se tutto va bene, Tyr Pro Series e a febbraio anche meeting di Milano. Dopo aver smaltito le vacanze – e molti anche ilCovid-19 – gli italiani non stanno più nella pelle e vogliono gareggiare: mai viste così tante stories di allenamenti, sedute di passo gara e gente sdraiata a bordo vasca dopo l’ultimo centrale. Ci voleva una pandemia per apprezzare anche i lavori pesanti? Rieccoci al lato positivo…

CHINA

Gare insomma, nuoto nuotato, finalmente. Per ora, solo i cinesi, per i quali non ho mai nascosto una certa fascinazione, dovuta al fatto che sia un mondo così lontano ed incomprensibile. Donne soprattutto: Zhang Yufei, 24″31 nei 50 stile e 56″06 nei 100 farfalla, Yang Junxuan 1’55’’65 nei 200, Yu Yiting nuovo WRJ nei 400 in 4’35’’94. Difficilmente collegheremo i nomi ai volti, probabilmente non li troveremo tutti alle Olimpiadi, sicuramente molti tiferanno contro, ma la Cina resta una realtà. Ed ora che c’è il reato di doping, chissà…

Stay positive, a mercoledì prossimo!

Continua a leggere...
12 gennaio 2021 BY: Luca Soligo
SHARE
Continua a leggere...
1 2 3 4 … 37 Next
Fatti di Nuoto
Copyright © 2017 KCS Media S.r.l.s.